lunedì 28 febbraio 2011

Mappe mentali - 1

Le mappe mentali, cui è ispirata la denominazione di questo blog, rappresentano uno strumento importante per la chiarificazione del pensiero, per lo studio, per l'argomentazione.

Una presentazione molto concreta e interessante di Roberta Buzzacchino, esperta di formazione, evidenzia come possano essere utilizzate per la preparazione di una presentazione.

mappe_mentali_blog: mappe mentali per progettare una presentazione eff...: " articolo pubblicato sulla rivista Learnig News n.2/2011 dell'Associazi..."

sabato 26 febbraio 2011

A chi serve la valutazione?

Per molti anni la valutazione ha svolto una funzione selettiva e certificativa: una sorta di giudizio o di verdetto emesso dall’insegnante sugli apprendimenti (ma anche sulle capacità personali).
Vi è chi rimpiange quel tipo di scuola, ma credo che l’unica ragione di nostalgia sia limitata al rimpianto di una scuola che, pur essendo dura, poteva garantire un successo sociale al termine del lungo tirocinio scolastico. Una specie di capo di addestramento militare, che assegna i gradi per la vita.

Dal punto di vista personale valutare  e essere valutati ha un costo emotivo elevato. Per l’insegnante che deve abbandonare il proprio ruolo più gradito: l’animatore di energie sopite dello studente, colui che sa ravvivare il desiderio di imparare e sa sostenere con rigore lo sforzo di apprendimento. Nel momento della valutazione l’insegnante è costretto a tirare le somme e emettere un giudizio, presentandosi all’alunno con un ruolo di adulto esigente.

Soprattutto il costo emotivo è pagato dallo studente, che può reagire in modo negativo alla valutazione negativa, specie se la sua autostima è ridotta, o può, ad esempio, evitare l’impegno per timore di una valutazione negativa.

Non si esce da questa dialettica, ma si può gestirla in modi più o meno opportuni. Si è detto per  anni che la valutazione deve avere un ruolo più propositivo  (promuovere la riflessione da parte dello studente e mobilitarne le energie) e deve contribuire a migliorare l’offerta didattica (correggere gli eventuali errori di impostazione del percorso di insegnamento). Ma  credo che il punto di rottura non sia stato davvero toccato nella realtà scolastica: il punto è che la valutazione ha un senso, oggi, soprattutto se serve allo studente per riconoscere  i propri errori, come occasione per migliorarsi e per ricevere indicazioni su come migliorarsi.

Non servono i buoni propositi (“l’alunno deve imparare a auto valutarsi”) ma azioni concrete da parte della scuola: proporre  modalità più incoraggianti e feedback (informazioni di verifica dei propri apprendimenti) più specifici. C’è ancora parecchia strada da percorrere  per la scuola italiana.

martedì 22 febbraio 2011

Tavolo Politiche Giovanili di Cembra

Da qualche tempo (due anni e mezzo) si realizza una fattiva collaborazione tra Istituto Comprensivo e Tavolo delle Politiche Giovanili. Abbiamo insistito per avviare questa collaborazione e siamo lieti di avere trovato sempre interlocutori disponibili a favorire le iniziative della scuola.
Siamo al terzo anno di partecipazione, con alle spalle due progetti già conclusi, finalizzati a promuovere iniziative di  inclusione interculturale. Se ne potrà fare a meno in futuro? Non credo proprio, perché è compito della scuola promuovere il riconoscimento delle molteplici identità culturali presenti nel territorio e, più in generale, l’apertura alla conoscenza delle diversità presenti nel mondo odierno.

In queste settimane il Tavolo sta rivedendo la propria organizzazione interna. Credo sia anche il momento per ampliare le finalità della presenza della scuola nell’Organismo territoriale. Altre esigenze emergono, per valorizzare sempre più le potenzialità dei ragazzi – che rappresenteranno presto il “capitale” del territorio.
Mi riferisco in particolare a due versanti (senza voler far torto ad altri aspetti educativi che potrebbero essere presi in considerazione). Il primo è lo “spazio compiti”: con la progressiva riduzione del tempo scuola  svariati alunni (e genitori) avvertono l’esigenza di essere meglio seguiti nello svolgimento dei compiti, per acquisire una maggiore autonomia. C’è poi la questione delle lingue straniere, divenute ormai strategiche per la cittadinanza europea e gli apprendimenti superiori.

Su questi versanti siamo impegnati a ricercare soluzioni organizzative in collaborazione con il territorio, nel comune interesse a promuovere le nuove generazioni, per garantire possibilità di migliorarsi a chi abbia voglia di imparare (e qualche motivazione in più a chi ne sia meno fornito).