Prova post
giovedì 8 dicembre 2011
mercoledì 30 novembre 2011
14.10.2011 VISITA A CEMBRA DELLA DELEGAZIONE DEL QUEBÈC
(Comunicato stampa ITEA 14.10.2011)
NEI CORRIDOI DELLA SCUOLA DI CEMBRA CON LA DELEGAZIONE DEL QUEBÈC
Il presidente dell’Ente di Edilizia Sociale (SHQ-Social Housing Quebèc) John MacKay e la
rappresentante del Quebèc in Italia Daniela Renosto oggi a Cembra. L’obiettivo della visita è
di avviare un progetto in partnership nel campo dell'edilizia sociale, al fine di introdurre
nuove soluzioni tecnologiche e costruttive per gli edifici in legno che potrebbero avere
importanti ricadute anche sul piano industriale.
La giornata è poi proseguita con la visita alla Scuola Elementare di Cembra, inaugurata nel
settembre 2008 ed esempio di bioedilizia realizzato secondo le metodologie progettuali di bioarchitettura e di
risparmio energetico. A dare un caloroso benvenuto alle autorità, oltre al dirigente scolastico Roberto Trolli
e al vicesindaco Angelo Gottardi, sono stati 128 alunni con l’intero corpo docente riuniti assieme per
l’occasione: canzoni in lingua inglese, tedesco e italiano hanno aperto con affetto e calore la visita della
delegazione canadese assieme ai vertici Itea.
NEI CORRIDOI DELLA SCUOLA DI CEMBRA CON LA DELEGAZIONE DEL QUEBÈC
Il presidente dell’Ente di Edilizia Sociale (SHQ-Social Housing Quebèc) John MacKay e la
rappresentante del Quebèc in Italia Daniela Renosto oggi a Cembra. L’obiettivo della visita è
di avviare un progetto in partnership nel campo dell'edilizia sociale, al fine di introdurre
nuove soluzioni tecnologiche e costruttive per gli edifici in legno che potrebbero avere
importanti ricadute anche sul piano industriale.
La giornata è poi proseguita con la visita alla Scuola Elementare di Cembra, inaugurata nel
settembre 2008 ed esempio di bioedilizia realizzato secondo le metodologie progettuali di bioarchitettura e di
risparmio energetico. A dare un caloroso benvenuto alle autorità, oltre al dirigente scolastico Roberto Trolli
e al vicesindaco Angelo Gottardi, sono stati 128 alunni con l’intero corpo docente riuniti assieme per
l’occasione: canzoni in lingua inglese, tedesco e italiano hanno aperto con affetto e calore la visita della
delegazione canadese assieme ai vertici Itea.
sabato 26 novembre 2011
La salute dei ragazzi e il gruppo dei pari
Un articolo molto interessante per i consigli pratici forniti.
Il gruppo degli amici e dei pari forniscono molto di più che una semplice compagnia. Una forte amicizia
può divenire la più importante relazione, specialmente nei momenti di stress e cambiamento: sviluppare buone capacità sociali, imparare a cooperare, interpretare indizi sociali, risolvere problemi con altre persone, e vedere le situazioni da punti di vista diversi dal proprio. (...) ma possono assumere anche un impatto negativo.
Secondo il Dr. Thomas Dishion direttore di ricerca per il Centro Bambini e Famiglie (Università dell'Oregon) il gruppo dei pari ha la più grande influenza su atteggiamenti e comportamenti, specialmente i "comportamenti problema" ... è una specie di "contagio" sociale: essere in un gruppo modifica la tua capacità di assumere autonome decisioni: "Alcuni alunni si astengono dal decidere quando sono assieme ai loro amici; semplicemente si adeguano alle decisioni del gruppo". Ad esempio sono meno disposti a smettere di fumare o bere alcolici in eccesso se chi è vicino a loro sta proponendo questo modello di comportamento.
Anche gli adulti non sono immuni da effetti di contagio sociale (...)
Un modo per favorire comportamenti salutari da parte di bambini è aiutarli nel scegliere un gruppo sociale. Perché se è vero che i bambini si identificano con un gruppo per un periodo i tempo, essi spesso si spsotano da un gruppo a un altro!
Il gruppo degli amici e dei pari forniscono molto di più che una semplice compagnia. Una forte amicizia
può divenire la più importante relazione, specialmente nei momenti di stress e cambiamento: sviluppare buone capacità sociali, imparare a cooperare, interpretare indizi sociali, risolvere problemi con altre persone, e vedere le situazioni da punti di vista diversi dal proprio. (...) ma possono assumere anche un impatto negativo.
Secondo il Dr. Thomas Dishion direttore di ricerca per il Centro Bambini e Famiglie (Università dell'Oregon) il gruppo dei pari ha la più grande influenza su atteggiamenti e comportamenti, specialmente i "comportamenti problema" ... è una specie di "contagio" sociale: essere in un gruppo modifica la tua capacità di assumere autonome decisioni: "Alcuni alunni si astengono dal decidere quando sono assieme ai loro amici; semplicemente si adeguano alle decisioni del gruppo". Ad esempio sono meno disposti a smettere di fumare o bere alcolici in eccesso se chi è vicino a loro sta proponendo questo modello di comportamento.
Anche gli adulti non sono immuni da effetti di contagio sociale (...)
Un modo per favorire comportamenti salutari da parte di bambini è aiutarli nel scegliere un gruppo sociale. Perché se è vero che i bambini si identificano con un gruppo per un periodo i tempo, essi spesso si spsotano da un gruppo a un altro!
“Which peer group children end up staying in is dependent on how readily accepted they are into the group,” Dodge says. “When they are looking for a peer group to join, they seek other kids who are similar to them.” If the common ground for the peer group is deviant behavior, it will most likely reinforce problem behaviors in the future.
But Dodge says that parents of kids and teens don’t have to take a back-seat in their children’s choice of peer group. Parents play a unique role in developing opportunities for their children. They make decisions about where to live, where to send their children to school, what after-school activities their children attend and how much contact they have with other family members.
Dishion suggests that parents try to help their children find a positive social niche early on. It becomes more difficult to guide children into a specific niche once they’ve reached adolescence.
He also suggests that parents stay involved in their children’s lives. Research has shown, he says, that the earlier parents stop monitoring their children, the higher their children’s risk for problem behaviors.
“The most important thing parents can do is place controls over the environments their children are placed in,” Dodge adds. “The exposure that kids have to other kids is determined largely by the parent. Knowledge of your children’s activities and better communication between parent and child will create more favorable outcomes for your child.”
martedì 22 novembre 2011
Incontro Consulta Giovo (18 novembre 2011)
Discussione
1. Vigilanza alunni all’uscita da scuola
Il dirigente informa i presenti del lavoro realizzato in tre incontri con genitori e/o insegnanti per affrontare la questione – con l’intervento dell’amministrazione comunale (sassessore sig.ra Biadene). Prodotti realizzati: individuazione di percorsi relativamente sicuri per l’uscita da scuola degli alunni (v. cartellone).
Perché un Piano Vigilanza? Gli alunni sono sempre usciti da soli!
L’esigenza nasce dalle Linee Guida emanate dall’Avvocatura della Provincia da cui emerge che:
a) Vi è una oggettiva responsabilità della scuola (perseguibile anche penalmente) nel consentire l’uscita degli alunni da scuola, senza la presenza di un adulto responsabile dell’accoglienza
b) Le cosiddette “liberatorie” sottoscritte dai genitori non sono valide per esonerare la scuola dalle proprie responsabilità
c) Occorre invece una analisi “seria” dei percorsi su cui si muovo gli alunni, per individuare eventuali punti di pericolo . Nella valutazione devono partecipare: insegnanti, genitori, Amministrazione comunale, dirigente scolastico
d) In presenza di pericoli occorre realizzare misure di prevenzione (anche con l’aiuto volontario di genitori, quando non sono presenti vigili o nonni-vigili): ad esempio accompagnamento in gruppi degli alunni (“pedibus”) oppure sorveglianza degli attraversamenti stradali pericolosi, percorsi “sicuri” ecc.
e) Indicativamente - nel territorio trentino - potrebbe essere consentita l’uscita degli alunni in autonomia, a partire dalla classe seconda; Si deve comunque tenere conto del reale livello di autonomia dei bambini (responsabilità primaria della famiglia, su cui la scuola può però esprimersi)
f) Ciascun Istituto deve dotarsi di un Regolamento specifico e di procedure chiare (Consiglio di Istituto).
Per questo, sottolinea il dirigente, la Consulta sarà invitata nelle prossime settimane a:
a) Verificare la possibilità di presidiare gli attraversamenti stradali, con turni dei genitori
b) Preparare per il 2012-2013 un piano di Uscita valido per tutte le classi seconde, terze, quarte e quinte (le prime sono comunque escluse, per il grado limitato di autonomia ).
2. Progetto di Istituto: una Commissione sta lavorando alla revisione. Il documento verrà messo a disposizione nell’area Genitori del sito per raccogliere eventuali proposte.
3. Proposta di nuovo orario per la scuola secondaria
La discussione, come prevedibile, è stata ampia e approfondita. Al termine si è raggiunto un punto di accordo largamente condiviso:
si ritiene opportuno mantenere l’attuale orario, più funzionale allo sviluppo di autonomie da parte dei ragazzi e più sostenibile per i carichi di lavoro.
VOTAZIONE: 15 rappresentanti favorevoli, su 16; 18 genitori non rappresentanti favorevoli su 18.
Si concorda tuttavia sul bisogno da parte di alcune famiglie di uno spazio di “doposcuola”.Verrà pertanto distribuito un piccolo questionario per rilevare il numero di genitori interessati. Il dirigente presenterà l’esigenza alla Comunità di Valle, per l’eventuale attivazione di un cooperativa per la gestione del doposcuola nelle sedi di Giovo, Cembra e Segonzano.
Il dirigente comunica che – a partire da febbraio – è previsto l’avvio dello Spazio Compiti (progetto congiunto scuola-Comunità di valle –Comune di Albiano) per gli alunni delle scuole secondarie. E’ rivolto ad alunni con carenze nello studio, segnalati dai Consigli di classe.
venerdì 18 novembre 2011
Articolo su Trentino - 13.11.2011
Scuola, addio alle vecchie pagelle
Ora la valutazione riguarda aree di più materie. Con un approccio pratico
di Sergio Vastarella
TRENTO. Una scuola meno nozionistica e più legata alla concretezza del "saper fare". Dove la conoscenza della geografia viene valutata anche attraverso una gara di orienteering. Cambia la filosofia che sta alla base della scuola trentina. Le materie classiche lasciano spazio ad aree di apprendimento allargate (con pagelle innovative). E alle elementari e medie si sostituiscono i quattro bienni.
Innovazione, ecco il termine che negli ultimi due anni sembra diventato la parola d'ordine della scuola trentina dove insegnanti, dirigenti e ricercatori si sono rimboccati le maniche per realizzare, con l'aiuto di esperti nazionali, i nuovi piani di studio che dal prossimo anno riguarderanno tutti gli studenti dai 6 ai 14 anni. Tra le molte novità spiccano, a partire dal corrente anno di scuola, un tipo di insegnamento innovativo basato sullo sviluppo di competenze attraverso "compiti di realtà", nuove pagelle per gli alunni di I e II primaria e la certificazione della maturazione di competenze per gli alunni di II "superiore". Già lo scorso anno gli alunni di prima "elementare" hanno ricevuto delle schede di valutazione diverse dalle precedenti: al posto delle vecchie "materie" i voti hanno riguardato aree d'apprendimento (invece di tre voti, ad esempio, per matematica, scienze e tecnologia, ne è stato assegnato uno unico per l'area matematico-tecnico-scientifica) e quest'anno toccherà a prima e seconda per poi, in alcuni anni, portare a regime l'intero sistema delle primarie con sei aree che raggruppano tutte le discipline.
Altra grande novità
riguarda i piani di studio: in passato era il ministero stesso a consegnare per ogni classe un'articolazione dei saperi e delle abilità che gli insegnanti dovevano inserire nei propri piani di lavoro annuale. Ora la Provincia ha proposto delle linee guida con cui gli istituti comprensivi hanno realizzato e stanno ultimando i piani di lavoro di istituto che caratterizzeranno dal prossimo anno scolastico ogni diversa zona con le proprie specificità. In sostanza fino ad ora la scuola, in genere, si è sforzata di trasmettere e valutare conoscenze (date, capitali, luoghi, formule...) ed abilità (saper scrivere, calcolare, comporre...); oggi la scuola trentina, attraverso questa profonda riforma che prevede lo svolgimento di compiti "autentici", sta puntando ad un modello di lavoro riferito alla competenza, alla capacità cioè di impiegare in situazioni reali ciò che si sa e che si sa fare, preparando più concretamente gli studenti ad affrontare la vita fuori dalle aule: per la competenza di geografia che riguarda l'orientamento si potranno ad esempio valutare gli alunni attraverso una gara di orienteering, un compito autentico che esce dalla tradizionale simulazione scolastica.
I percorsi di studio realizzati hanno ricevuto importanti apprezzamenti anche al di fuori del suolo provinciale, come ad esempio il lavoro sull'italiano della Rete dell'Avisio (valli di Cembra, Fassa e Fiemme), revisionato dall'Accademia della Crusca che ne ha indicato punti di forza e parti da sviluppare, e quello di matematica dello stesso gruppo che è stato validato dalla professoressa Rosetta Zan dell'università di Pisa.
Ma facciamo un passo indietro: la Comunità Europea recentemente ha emanato una serie di documenti che definiscono le competenze chiave per il cittadino, chiedendo l'adeguamento dei sistemi scolastici dei Paesi membri. La Provincia di Trento ha emanato nel 2009 i piani di studio provinciali per il primo ciclo e, sentito il parere favorevole del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, il 17 giugno 2010 ha approvato il regolamento stralcio, in cui sono state definite le competenze per ogni disciplina alla fine della terza "media". I piani di studio provinciali prevedono l'organizzazione delle vecchie "elementari" e "medie" in quattro bienni, più uno nei primi due anni di scuola superiore, e la definizione di sei aree di apprendimento e di conseguenza anche le nuove pagelle ricalcano questa suddivisione. Con questa riforma, dal prossimo anno, ogni Istituto avrà obbligatoriamente un proprio piano di studi realizzato per rispondere al meglio alle esigenze di ogni particolare contesto territoriale.
L'istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa ha quindi ricevuto l'incarico di accompagnare gruppi di scuole nella definizione dei curricola, valorizzando i saperi disciplinari per orientare la didattica verso le competenze chiave per il cittadino. Quest'attività è finora rimasta ad uso e consumo dei soli addetti ai lavori ma, ha ricordato il dirigente del Comprensivo di Cembra Roberto Trolli, «il grande sforzo realizzato dalle scuole trentine sta traghettando gli istituti verso ottimi risultati. Alcuni docenti della Valle di Cembra, assieme a colleghi di Ala e Rovereto Nord, hanno realizzato "attività d'aula" e prove di competenza sul modello proposto dalla rete, recandosi anche a Barbiana per sviluppare le dimensioni del saper fare, dell'agire, e del saper essere come suggeriva anche Don Milani».
TRENTO. Una scuola meno nozionistica e più legata alla concretezza del "saper fare". Dove la conoscenza della geografia viene valutata anche attraverso una gara di orienteering. Cambia la filosofia che sta alla base della scuola trentina. Le materie classiche lasciano spazio ad aree di apprendimento allargate (con pagelle innovative). E alle elementari e medie si sostituiscono i quattro bienni.
Innovazione, ecco il termine che negli ultimi due anni sembra diventato la parola d'ordine della scuola trentina dove insegnanti, dirigenti e ricercatori si sono rimboccati le maniche per realizzare, con l'aiuto di esperti nazionali, i nuovi piani di studio che dal prossimo anno riguarderanno tutti gli studenti dai 6 ai 14 anni. Tra le molte novità spiccano, a partire dal corrente anno di scuola, un tipo di insegnamento innovativo basato sullo sviluppo di competenze attraverso "compiti di realtà", nuove pagelle per gli alunni di I e II primaria e la certificazione della maturazione di competenze per gli alunni di II "superiore". Già lo scorso anno gli alunni di prima "elementare" hanno ricevuto delle schede di valutazione diverse dalle precedenti: al posto delle vecchie "materie" i voti hanno riguardato aree d'apprendimento (invece di tre voti, ad esempio, per matematica, scienze e tecnologia, ne è stato assegnato uno unico per l'area matematico-tecnico-scientifica) e quest'anno toccherà a prima e seconda per poi, in alcuni anni, portare a regime l'intero sistema delle primarie con sei aree che raggruppano tutte le discipline.
Altra grande novità
riguarda i piani di studio: in passato era il ministero stesso a consegnare per ogni classe un'articolazione dei saperi e delle abilità che gli insegnanti dovevano inserire nei propri piani di lavoro annuale. Ora la Provincia ha proposto delle linee guida con cui gli istituti comprensivi hanno realizzato e stanno ultimando i piani di lavoro di istituto che caratterizzeranno dal prossimo anno scolastico ogni diversa zona con le proprie specificità. In sostanza fino ad ora la scuola, in genere, si è sforzata di trasmettere e valutare conoscenze (date, capitali, luoghi, formule...) ed abilità (saper scrivere, calcolare, comporre...); oggi la scuola trentina, attraverso questa profonda riforma che prevede lo svolgimento di compiti "autentici", sta puntando ad un modello di lavoro riferito alla competenza, alla capacità cioè di impiegare in situazioni reali ciò che si sa e che si sa fare, preparando più concretamente gli studenti ad affrontare la vita fuori dalle aule: per la competenza di geografia che riguarda l'orientamento si potranno ad esempio valutare gli alunni attraverso una gara di orienteering, un compito autentico che esce dalla tradizionale simulazione scolastica.
I percorsi di studio realizzati hanno ricevuto importanti apprezzamenti anche al di fuori del suolo provinciale, come ad esempio il lavoro sull'italiano della Rete dell'Avisio (valli di Cembra, Fassa e Fiemme), revisionato dall'Accademia della Crusca che ne ha indicato punti di forza e parti da sviluppare, e quello di matematica dello stesso gruppo che è stato validato dalla professoressa Rosetta Zan dell'università di Pisa.
Ma facciamo un passo indietro: la Comunità Europea recentemente ha emanato una serie di documenti che definiscono le competenze chiave per il cittadino, chiedendo l'adeguamento dei sistemi scolastici dei Paesi membri. La Provincia di Trento ha emanato nel 2009 i piani di studio provinciali per il primo ciclo e, sentito il parere favorevole del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, il 17 giugno 2010 ha approvato il regolamento stralcio, in cui sono state definite le competenze per ogni disciplina alla fine della terza "media". I piani di studio provinciali prevedono l'organizzazione delle vecchie "elementari" e "medie" in quattro bienni, più uno nei primi due anni di scuola superiore, e la definizione di sei aree di apprendimento e di conseguenza anche le nuove pagelle ricalcano questa suddivisione. Con questa riforma, dal prossimo anno, ogni Istituto avrà obbligatoriamente un proprio piano di studi realizzato per rispondere al meglio alle esigenze di ogni particolare contesto territoriale.
L'istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa ha quindi ricevuto l'incarico di accompagnare gruppi di scuole nella definizione dei curricola, valorizzando i saperi disciplinari per orientare la didattica verso le competenze chiave per il cittadino. Quest'attività è finora rimasta ad uso e consumo dei soli addetti ai lavori ma, ha ricordato il dirigente del Comprensivo di Cembra Roberto Trolli, «il grande sforzo realizzato dalle scuole trentine sta traghettando gli istituti verso ottimi risultati. Alcuni docenti della Valle di Cembra, assieme a colleghi di Ala e Rovereto Nord, hanno realizzato "attività d'aula" e prove di competenza sul modello proposto dalla rete, recandosi anche a Barbiana per sviluppare le dimensioni del saper fare, dell'agire, e del saper essere come suggeriva anche Don Milani».
13 novembre 2011
Borsa di studio: premiazione 2011
01 GIU2011
Vita Trentina, Pag 26: Valle dell'Adige
Valle in festa per l’Unità d’Italia
Mattinata di festa, sabato scorso, a Segonzano per l'assegnazione della diciannovesima Borsa di Studio Valle di Cembra, riservata agli studenti di terza media delle scuole dell’Istituto comprensivo diretto dal Dirigente Roberto Trolli, che ha coinvolto i plessi di Cembra, Verla, Albiano e Segonzano.
Mattinata di festa, sabato scorso, a Segonzano per l'assegnazione della diciannovesima Borsa di studio Valle di Cembra, riservata agli studenti di terza media delle scuole dell’Istituto comprensivo diretto dal Dirigente Roberto Trolli, che ha coinvolto i plessi di Cembra, Verla, Albiano e Segonzano.
Dopo una serie di incontri formativi, i ragazzi si sono cimentati nella preparazione di temi di italiano, disegni ed elaborati pittorici per rappresentare l’Unità d’Italia sul tema “La nostra storia: dagli Asburgo all’unificazione. Il Trentino e i cambiamenti del nostro paese, il soggetto della borsa di quest’anno”. In tanti si sono messi in gioco e i risultati non si sono fatti attendere. Il primo premio assoluto è stato assegnato a Elena Sartori di Segonzano. Il disegno della cartolina-invito è stato invece realizzato da Valery, Giada, Giorgia R. e Alison, di Albiano, secondo il progetto grafico della prof.ssa Mariagrazia Bella.
La premiazione si è svolta in contemporanea con l'inaugurazione, a Trento, della mostra “Non ancora Italia. Temi risorgimentali dell’arte in Trentino. Due iniziative diversissime, certo, ma capaci di trasformare il ricordo del 150° dell’Unità d’Italia da momento celebrativo di commemorazione a spunto per una seria ricerca culturale, stimolo di conoscenza per i ragazzi e per gli “addetti ai lavori”.
giovedì 17 marzo 2011
Festività 150° unità nazionale
La ricorrenza del 150° dell'Unità coinvolge anche la scuola pubblica, che ha garantito, a partire dalla fondazione della Repubblica Italiana, la promozione sociale di tutti i cittadini e l’acquisizione degli strumenti culturali e linguistici necessari per la piena partecipazione alla società democratica.
Le sfide del terzo millennio sono impegnative come quelle del passato: la qualità della formazione per le nuove generazioni, il lavoro come diritto e dovere, il riconoscimento e il rispetto per ciascuno nella vita sociale, la pace e condizioni di vita dignitose per ogni popolo, la lotta contro la fame, la ricerca contro le malattie.
Riusciremo ad avvicinarci a questi traguardi se non dimenticheremo le nostre radici, lo slancio ideale e la speranza che hanno guidato le passate generazioni.
Le sfide del terzo millennio sono impegnative come quelle del passato: la qualità della formazione per le nuove generazioni, il lavoro come diritto e dovere, il riconoscimento e il rispetto per ciascuno nella vita sociale, la pace e condizioni di vita dignitose per ogni popolo, la lotta contro la fame, la ricerca contro le malattie.
Riusciremo ad avvicinarci a questi traguardi se non dimenticheremo le nostre radici, lo slancio ideale e la speranza che hanno guidato le passate generazioni.
Molti negano oggi l'identità nazionale e ne contestano anche la storicità. In realtà (come sottolineava anche Tommaso Padoa Schioppa) ciascuno di noi raccoglie dentro di sé molteplici identità: caratteri che gli appartengono e lo distinguono.
Nella storia italiana le diversità hanno saputo fondersi arricchendo le potenzialità del Paese. Spero che il festeggiamento del 150° dell’Unità d’Italia sia l’occasione per ritrovare coesione, per guardare con fiducia al futuro, per investire sulle risorse dei giovani - attraverso la cultura, la scuola e l'innovazione.
E che sia soprattutto l'occasione per farli sentire protagonisti e cittadini.
Nella storia italiana le diversità hanno saputo fondersi arricchendo le potenzialità del Paese. Spero che il festeggiamento del 150° dell’Unità d’Italia sia l’occasione per ritrovare coesione, per guardare con fiducia al futuro, per investire sulle risorse dei giovani - attraverso la cultura, la scuola e l'innovazione.
E che sia soprattutto l'occasione per farli sentire protagonisti e cittadini.
mercoledì 16 marzo 2011
Scuola - laboratorio
Un modo veramente nuovo di gestire l'apprendimento ... e a quanto dicono funziona.
http://www.nytimes.com/2011/03/15/opinion/15engel.html?src=me&ref=general
“Abbiamo tentato di prolungare il tempo scuola e ricoperto gli alunni con lenzuolate di test standardizzati. Ma forse ai ragazzi non serve un’altra riforma, imposta loro. Piuttosto hanno bisogno di diventare autori della loro personale educazione.”
http://www.nytimes.com/2011/03/15/opinion/15engel.html?src=me&ref=general
sabato 12 marzo 2011
USA: Education reform
Anche negli USA si discute il problema dell'eccellenza degli studenti e dell'equità del sistema di istruzione.
venerdì 11 marzo 2011
Riforma per la scuola: le idee americane
Rispetto alle riforme americane viene da pensare che l'idea di prendere a modello le esperienze di successo per imitarle sia vincente: si esce dalla parzialità di singoli strumenti e metodi (il portfolio? le rubriche valutative? il curricolo? il laboratorio? la LIM? e così via) per considerare un'esperienza nella sua integrità, per ... copiarla, smontarla, imitarla, adattarla. Per lasciarsi affascinare dallo slancio educativo e dalle idee creative di singoli educatori. In fondo la strada educativa è sempre nuova e diversa, e va ritrovata ogni volta. Ma non si deve ogni volta ripartire da zero, piuttosto avere in mente esperienze che ci hanno emozionato.
Al di là di questo, assumere degli esempi-modello significa, implicitamente, lavorare nella logica della qualità,cioè del miglioramento continuo (cioè della messa in discussione continua di se stessi). Questo è l'aspetto che più fatica a comprendere chi non è coinvolto nelle professioni educative.
E' apprezzabile poi la fiducia che si possa riuscire a integrare a scuola chi è meno capace ("Non uno di meno" era il bel titolo di un bel film cinese) proprio perché si tiene alta l'asticella delle aspettative e dei traguardi: si punta all'eccellenza con metodi che permettano di trascinare anche chi fatica maggiormente. In realtà lo diciamo da molti anni ormai, si tratta ora di capire come riesca a realizzare l'obiettivo chi vi riesce davvero ...
Sono del tutto perplesso invece rispetto alla valutazione degli insegnanti. Serve piuttosto ridare serietà al sistema dei controlli nel lavoro scolastico, per non consentire alla (ridotta) pattuglia di nullafacenti di nuocere agli alunni e all'immagine degli altri insegnanti, seri, preparati e impegnati.
La valutazione che invece servirebbe maggiormente riguarda gli apprendimenti: metodi più sofisticati, ma anche pratici, perché ogni insegnante o gruppo di insegnanti di disciplina possa verificare davvero se l'insegnamento è efficace, e abbandonare i vicoli ciechi. Per non parlare poi del vantaggio che gli studenti avrebbero se le valutazioni degli insegnanti fossero sempre specifiche, motivate e incoraggianti per il loro miglioramento personale. Ma per questo non è sufficiente neppure una riforma della scuola: serve una filosofia ...
Al di là di questo, assumere degli esempi-modello significa, implicitamente, lavorare nella logica della qualità,cioè del miglioramento continuo (cioè della messa in discussione continua di se stessi). Questo è l'aspetto che più fatica a comprendere chi non è coinvolto nelle professioni educative.
E' apprezzabile poi la fiducia che si possa riuscire a integrare a scuola chi è meno capace ("Non uno di meno" era il bel titolo di un bel film cinese) proprio perché si tiene alta l'asticella delle aspettative e dei traguardi: si punta all'eccellenza con metodi che permettano di trascinare anche chi fatica maggiormente. In realtà lo diciamo da molti anni ormai, si tratta ora di capire come riesca a realizzare l'obiettivo chi vi riesce davvero ...
Sono del tutto perplesso invece rispetto alla valutazione degli insegnanti. Serve piuttosto ridare serietà al sistema dei controlli nel lavoro scolastico, per non consentire alla (ridotta) pattuglia di nullafacenti di nuocere agli alunni e all'immagine degli altri insegnanti, seri, preparati e impegnati.
La valutazione che invece servirebbe maggiormente riguarda gli apprendimenti: metodi più sofisticati, ma anche pratici, perché ogni insegnante o gruppo di insegnanti di disciplina possa verificare davvero se l'insegnamento è efficace, e abbandonare i vicoli ciechi. Per non parlare poi del vantaggio che gli studenti avrebbero se le valutazioni degli insegnanti fossero sempre specifiche, motivate e incoraggianti per il loro miglioramento personale. Ma per questo non è sufficiente neppure una riforma della scuola: serve una filosofia ...
mercoledì 9 marzo 2011
Le innovazioni nel sistema scolastico americano
Sta uscendo nelle sale cinematografiche americane un documentario singolare: Waiting Superman (v. post precedente) . Descrive i difetti del sistema scolastico. I primi vederlo (per un test) sono stati un gruppo di drop-out, giovani che hanno abbandonato prima di completare la scuola superiore.
Il documentario segue una famiglia nella ricerca di scuole adeguate per i propri figli. E’ uno spaccato dei problemi del sistema scolastico americano, che sta mutando in questi anni. Mette in luce le difficoltà del sistema delle scuole statali, in cui troppe rigidità e qualche privilegio impediscono di adottare soluzioni più adeguate alle esigenze dei ragazzi.
Sono state numerose le critiche e molti sostengono che lo scopo sia sostenere la concorrenza delle "Charter School" (una sorta di scuole pubbliche a gestione privata).
Al di là delle polemiche specifiche (tutto il mondo si assomiglia …) il sistema della scuola pubblica americana sta cambiano rapidamente sotto la spinta del governo federale di Barack Obama … anche a causa dei risultati ottenuti nelle prove internazionali, ritenuti negativi per gli USA. Da notare: i risultati italiani sono peggiori di quelli americani!
Un primo cambiamento determinato dal progetto federale No Child Left Behind (presidenza G. Bush) è rappresentato dall’introduzione di sistemi di valutazione degli apprendimenti: una modalità per molti versi grezza, ma che consente di mettere meglio a fuoco i punti di debolezza o difficoltà nel funzionamento delle scuole.
La seconda scoperta, più recente, è che buoni insegnanti, obiettivi elevati per tutti e più tempo-scuola possono consentire anche a studenti provenienti da contesti sociali poco stimolanti (o degradati) buoni risultati di apprendimento! Per questo si insiste molto sulla proposta di insegnanti-modello a cui far riferimento: una sorta di catalogo nazionale delle esperienze di successo educativo.
In terzo luogo, il governo di Barack Obama (progetto Race to the Top) sta lanciando una sfida per la qualità del sistema educativo, invitando i sistemi scolastici ad innalzare gli standard di apprendimento, a perfezionare la preparazione didattica degli insegnanti, a introdurre sistemi anche per la valutazione degli insegnanti, tenendo conto in parte dei risultati raggiunti dagli studenti e del contesto sociale in cui si colloca la scuola.
domenica 6 marzo 2011
Il documentario "Waiting for Superman" (da Time)
Un articolo del Time presenta il documentario Waiting for Superman, dedicato ai pregi e difetti del sistema scolastico americano.
Sembra stia suscitando grande scalpore.
Waiting for "Superman": A Call to Action for Our Schools
Sembra stia suscitando grande scalpore.
Waiting for "Superman": A Call to Action for Our Schools
martedì 1 marzo 2011
La scuola pubblica
Si potrebbe dire molto per affrontare la questione scuola pubblica versus scuola privata. Si potrebbe osservare che:
- la scuola statale è servita a costruire basi linguistiche e democratiche per la nazione italiana
- la scuola statale è servita a costruire basi linguistiche e democratiche per la nazione italiana
-la scuola statale ha garantito la possibilità della cittadinanza attiva, grazie all'alfabetizzazione culturale
-la scuola statale, proprio perché multiculturale, ha evitato il prevalere di posizioni fondamentalistiche (e forse potrà continuare a garantire ciò anche domani, quando la società sarà popolata da molte etnie)
-tutto sommato le famiglie sono liete di una scuola pluralista, mentre sono molto più preoccupate dello scadimento della serietà del lavoro scolastico.
Sarebbero argomentazioni magari impugnabili, per chi invece immagina un sistema di scuola pubblica non statale; ma comunque argomenti seri con cui confrontarsi senza retorica.
La scuola ha realizzato molto negli ultimi 150 anni, ma nulla esclude che le emergenze sociali pongano nuove domande (come garantire maggiori possibilità a chi eccelle? Come permettere il successo di chi parte svantaggiato? Come valorizzare l'identità culturale di un territorio? Come garantire apprendimenti basati sulla reale comprensione? Come promuovere il senso estetico? Come favorire la capacità di argomentare e ragionare criticamente?).
La scuola ha realizzato molto negli ultimi 150 anni, ma nulla esclude che le emergenze sociali pongano nuove domande (come garantire maggiori possibilità a chi eccelle? Come permettere il successo di chi parte svantaggiato? Come valorizzare l'identità culturale di un territorio? Come garantire apprendimenti basati sulla reale comprensione? Come promuovere il senso estetico? Come favorire la capacità di argomentare e ragionare criticamente?).
Si potrebbe osservare molto altro ancora; ma l’unica reazione sincera a tutte le polemiche di questi giorni è il semplice e profondo rammarico di chi lavora nella scuola con passione e sente banalizzato il proprio lavoro.
lunedì 28 febbraio 2011
Mappe mentali - 1
Le mappe mentali, cui è ispirata la denominazione di questo blog, rappresentano uno strumento importante per la chiarificazione del pensiero, per lo studio, per l'argomentazione.
Una presentazione molto concreta e interessante di Roberta Buzzacchino, esperta di formazione, evidenzia come possano essere utilizzate per la preparazione di una presentazione.
mappe_mentali_blog: mappe mentali per progettare una presentazione eff...: " articolo pubblicato sulla rivista Learnig News n.2/2011 dell'Associazi..."
Una presentazione molto concreta e interessante di Roberta Buzzacchino, esperta di formazione, evidenzia come possano essere utilizzate per la preparazione di una presentazione.
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sabato 26 febbraio 2011
A chi serve la valutazione?
Per molti anni la valutazione ha svolto una funzione selettiva e certificativa: una sorta di giudizio o di verdetto emesso dall’insegnante sugli apprendimenti (ma anche sulle capacità personali).
Vi è chi rimpiange quel tipo di scuola, ma credo che l’unica ragione di nostalgia sia limitata al rimpianto di una scuola che, pur essendo dura, poteva garantire un successo sociale al termine del lungo tirocinio scolastico. Una specie di capo di addestramento militare, che assegna i gradi per la vita.
Dal punto di vista personale valutare e essere valutati ha un costo emotivo elevato. Per l’insegnante che deve abbandonare il proprio ruolo più gradito: l’animatore di energie sopite dello studente, colui che sa ravvivare il desiderio di imparare e sa sostenere con rigore lo sforzo di apprendimento. Nel momento della valutazione l’insegnante è costretto a tirare le somme e emettere un giudizio, presentandosi all’alunno con un ruolo di adulto esigente.
Soprattutto il costo emotivo è pagato dallo studente, che può reagire in modo negativo alla valutazione negativa, specie se la sua autostima è ridotta, o può, ad esempio, evitare l’impegno per timore di una valutazione negativa.
Non si esce da questa dialettica, ma si può gestirla in modi più o meno opportuni. Si è detto per anni che la valutazione deve avere un ruolo più propositivo (promuovere la riflessione da parte dello studente e mobilitarne le energie) e deve contribuire a migliorare l’offerta didattica (correggere gli eventuali errori di impostazione del percorso di insegnamento). Ma credo che il punto di rottura non sia stato davvero toccato nella realtà scolastica: il punto è che la valutazione ha un senso, oggi, soprattutto se serve allo studente per riconoscere i propri errori, come occasione per migliorarsi e per ricevere indicazioni su come migliorarsi.
Non servono i buoni propositi (“l’alunno deve imparare a auto valutarsi”) ma azioni concrete da parte della scuola: proporre modalità più incoraggianti e feedback (informazioni di verifica dei propri apprendimenti) più specifici. C’è ancora parecchia strada da percorrere per la scuola italiana.
martedì 22 febbraio 2011
Tavolo Politiche Giovanili di Cembra
Da qualche tempo (due anni e mezzo) si realizza una fattiva collaborazione tra Istituto Comprensivo e Tavolo delle Politiche Giovanili. Abbiamo insistito per avviare questa collaborazione e siamo lieti di avere trovato sempre interlocutori disponibili a favorire le iniziative della scuola.
Siamo al terzo anno di partecipazione, con alle spalle due progetti già conclusi, finalizzati a promuovere iniziative di inclusione interculturale. Se ne potrà fare a meno in futuro? Non credo proprio, perché è compito della scuola promuovere il riconoscimento delle molteplici identità culturali presenti nel territorio e, più in generale, l’apertura alla conoscenza delle diversità presenti nel mondo odierno.
In queste settimane il Tavolo sta rivedendo la propria organizzazione interna. Credo sia anche il momento per ampliare le finalità della presenza della scuola nell’Organismo territoriale. Altre esigenze emergono, per valorizzare sempre più le potenzialità dei ragazzi – che rappresenteranno presto il “capitale” del territorio.
Mi riferisco in particolare a due versanti (senza voler far torto ad altri aspetti educativi che potrebbero essere presi in considerazione). Il primo è lo “spazio compiti”: con la progressiva riduzione del tempo scuola svariati alunni (e genitori) avvertono l’esigenza di essere meglio seguiti nello svolgimento dei compiti, per acquisire una maggiore autonomia. C’è poi la questione delle lingue straniere, divenute ormai strategiche per la cittadinanza europea e gli apprendimenti superiori.
Su questi versanti siamo impegnati a ricercare soluzioni organizzative in collaborazione con il territorio, nel comune interesse a promuovere le nuove generazioni, per garantire possibilità di migliorarsi a chi abbia voglia di imparare (e qualche motivazione in più a chi ne sia meno fornito).
Su questi versanti siamo impegnati a ricercare soluzioni organizzative in collaborazione con il territorio, nel comune interesse a promuovere le nuove generazioni, per garantire possibilità di migliorarsi a chi abbia voglia di imparare (e qualche motivazione in più a chi ne sia meno fornito).
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